Sorrentino bocciato. Scontato e banale. Nessuna emozione. Forse solo qualche dialogo è da salvare. Appena qualche frame. Io promossa. Avevo il biglietto della lotteria in mano, quello vincente. Quello che cerco da mesi e l’ho strappato. Perché non ne avevo bisogno. E’ per questo che ti ho detto no. Ho detto no alla tua “bella serata” che volevi trascorrere con me. Per mesi ti ho chiesto di vederci. Adesso che parti, che lasci Roma hai deciso che volevi salutarmi ma che non era un addio. Troppo facile. Hai deciso sempre tu. E pensi che io sia come le altre. Ti sbagli. Pensi che tutto si possa risolvere andando a vedere una mostra, con una cena. Non è così. Mi hai lacerato. Mi hai messo in crisi. Te ne sei andata da casa in 12 ore. Lasciandomi da sola. Ti ho cercato e spesso non hai risposto. Ti ho chiesto aiuto e non potevi darmelo, non volevi. Ecco, sinceramente non potevamo salutarci come se nulla fosse accaduto, come se una spugna potesse assorbire il caffè rovesciato da una tazzina di vetro. Un colpo di spugna sulla tua coscienza. Senza lasciare una traccia, una macchia. E’ la cosa che desidero di più, vederti, essere di nuovo tua ma io ti amo e tu no. Sei già di un’altra. Ieri ho iniziato a preparare gli scatoloni con le tue cose. Ho fatto fatica a capire cosa fosse mio e cosa fosse tuo. Mi sentivo dentro un film e mi immaginavo ad impacchettare libri strappati, piatti rotti e cocci di vetro. Ma ci sto provando. Sto provando a separarmi da te, da una illusione. Dalla tua leggerezza. Crescerai prima o poi e imparerai a non fare più male. Io sto qua. Non so per quanto tempo ancora. Forse per sempre, forse fino a stasera. Chissà.